Il Ciscom rileva con preoccupazione che gli attuali indirizzi storiografici hanno indotto un crescente distacco dalla disciplina sia da parte degli studenti più intelligenti e appassionati, sia da parte del pubblico più colto e maturo. La storia appare spesso, ormai, un oggetto di studio per ricerche farraginose e sostanzialmente inutili, oppure un deposito di avvenimenti buoni tutt’al più per ricostruzioni distorte e strumentali.
Il Ciscom rifiuta quindi sia l’erudizione fine a sé stessa, sia la ricostruzione interpretativa senza riscontro logico, e ritiene che la Storia comparata possa dare un valido contributo alla promozione della serietà scientifica e al ripristino del collegamento con i migliori storici e il miglior pubblico colto.
1. Il metodo comparativo. Il Ciscom ritiene infatti che la comparazione di diverse esperienze storiche possa far sì che esse si illuminino a vicenda, a patto che la comparazione si sottoponga alle fatiche della ricerca empirica e, insieme, a quelle di una rigorosa concettualizzazione. Ciò significa innanzitutto distinguere nettamente fra comparazione volgare (confronto fra due civiltà nel medesimo periodo cronologico) e comparazione scientifica (confronto fra due civiltà nel medesimo stadio evolutivo). In tal senso, la Storia comparata non si definisce solo per l’oggetto, ma anche per il metodo dell’indagine.
2. Gli stadi dello sviluppo. Il Ciscom ritiene sia possibile analizzare le civiltà storicamente convissute e succedutesi, in aree e tempi diversi, sulla base di analoghi stadi di sviluppo, che in linea di massima possono essere individuati come caratterizzati rispettivamente dalle civiltà paleolitiche, dalle civiltà neolitiche, delle civiltà schiavistiche, delle civiltà feudali e dalle civiltà borghesi.
3. Le strutture e gli avvenimenti. Il Ciscom ritiene sia possibile analizzare le civiltà dal punto di vista delle strutture da una parte, dei grandi avvenimenti dall’altra, intendendo i secondi come improvvise condensazioni delle tensioni sviluppatesi nelle prime. Nello specifico caso delle grandi rivoluzioni, esse separano le strutture che definitivamente distruggono da quelle che fondano, nelle quali, di nuovo, si formeranno altre e diverse tensioni. Solo in questi termini pare possibile superare la deplorevole scissione fra storia narrativa e sociologia.
4. I livelli di analisi. Il Ciscom ritiene che, mentre gli avvenimenti per loro natura non sono divisibili in livelli, una soddisfacente analisi delle strutture possa essere fatta distinguendo le varie civiltà in livelli di analisi: ambiente geografico, economia, società, istituzioni, tendenze politiche, visioni del mondo, arte e cultura, contesto internazionale, vita quotidiana.
5. Il modo di appropriazione. Il Ciscom ritiene che per modo di acquisizione si possa intendere la specifica relazione sociale (più o meno forzata de facto, ma comunque lecita de jure) che lega fra loro – nel diritto privato – due esseri umani. Il termine modo non va però inteso, semanticamente, come «modalità», ma va invece inteso, etimologicamente, come «misura, quantità». Nello specifico, quindi, per modo di acquisizione si intenderà solo e non tanto come un essere umano, in ambito socio-giuridico privato, può produrre utilizzando un altro essere umano, ma anche e soprattutto quanto un essere umano, in ambito socio-giuridico privato , può acquisire da un altro essere umano
6. L’essere sociale. Il Ciscom ritiene che l’essere sociale possa e debba essere contemporaneamente definito da un punto di vista settoriale (caccia, agricoltura, manifattura, servizi, finanza), da un punto di vista qualitativo (bande, clan, caste, ordini, ceti, classi) da un punto di vista quantitativo (gruppi dominanti, gruppi indipendenti, gruppi subalterni).
7. La visione del mondo. Il Ciscom ritiene che una visione del mondo storicamente data possa e debba essere considerata come ideologia, cioè come una rappresentazione non rispecchiante, ma più o meno consciamente funzionale agli interessi del gruppo che la condivide: un insieme dialetticamente coerente, quindi, di giusta e falsa coscienza.
8. I modelli. Il Ciscom ritiene che dall’andamento dell’evoluzione delle singole civiltà, analizzate con tali categorie, sia possibile astrarre una sequenza concettuale che, confrontata con altre, possa condurre alla costruzione di modelli a più variabili.
9. L’area epistemologica di riferimento. Il Ciscom si colloca quindi, indicativamente, al centro di un triangolo che ha come vertici Hegel, Marx e Stirner, nella misura in cui tali autori siano conciliabili.
10. Articolazione disciplinare. Il Ciscom si articola in sei Sezioni disciplinari: Preistoria, Storia primitiva, Storia arcaica, Storia antica, Storia medievale, Storia moderna e contemporanea (che il Ciscom ritiene errato e fuorviante distinguere e separare). Solo in parte ed indicativamente queste suddivisioni coincidono con quelle comunemente intese; in particolare, la distinzione non viene ancorata al dato cronologico, ma allo stadio evolutivo in cui si trova la specifica civiltà oggetto di indagine.
La Preistoria va intesa come il periodo che va dalla biforcazione fra i progenitori delle attuali scimmie antropomorfe all’avvento dell’homo sapiens sapiens.
La Storia primitiva va intesa come il periodo che va dall’avvento dell’homo sapiens sapiens alla rivoluzione neolitica: storia, quindi, delle civiltà paleolitiche.
La Storia arcaica va intesa come il periodo che va dalla rivoluzione neolitica alla rivoluzione schiavistica: storia, quindi, delle civiltà neolitiche.
La Storia antica va intesa come il periodo che va dalla rivoluzione schiavistica alla rivoluzione feudale: storia, quindi, delle civiltà schiavistiche.
La Storia medievale va intesa come il periodo che va dalla rivoluzione feudale alla rivoluzione borghese: storia, quindi, delle civiltà feudali.
La Storia moderna e contemporanea va intesa come il periodo che va dalla rivoluzione borghese ai giorni nostri: storia, quindi, delle civiltà borghesi.